La pasta è finita! La psicologia dietro la crisi dei componenti

Immaginate uno scenario in cui venga diffuso tra la popolazione l’annuncio di una crisi nella catena di fornitura della pasta.

A causa di questi problemi i supermercati non sarebbero più riforniti e potrebbe esserci scarsità di pasta sugli scaffali.

Aggiungete a questo scenario che un ipotetico trend di nuove ricette a base di pasta, abbia aumentato la domanda complessiva di questo prodotto.

Ecco che si creano così le condizioni per una tempesta perfetta!

La popolazione accorre ad accaparrarsi tutta la pasta che trova nei punti vendita, gli affezionati degli spaghetti arrivano numerosi a fare grandi acquisti e anche chi la consumava in modo moderato, di fronte ad una possibile crisi, ne compra più del solito.

Quindi, a parità di produzione di pasta e a parità di bocche da sfamare, semplicemente a causa di un annuncio e del relativo meccanismo psicologico che questo genera tra le persone, gli scaffali dei supermercati si svuotano.

Nel giro di poco tempo, chi si reca al supermercato non trova più pasta, e le confezioni non vendute diventano rare e ambite da molti, facendo intervenire la legge della domanda e dell’offerta, che ne fa lievitare il prezzo.

Poi ci sono le grandi catene di ristorazione, che avevano magari orientato la propria offerta verso una cucina mediterranea, e che hanno un canale diretto e preferenziale con i produttori di pasta.

Queste grandi catene hanno un potere contrattuale che si contrappone al potere della GDO, ovvero la grande distribuzione organizzata.

In questo scenario si apre quindi un braccio di ferro, una battaglia di poteri tra i vari attori in gioco, ed in mezzo ad essi si collocano i produttori della pasta, i quali devono decidere chi servire, a quale prezzo e chi scontentare.

In questo scenario ci saranno quindi attori che, forti di un potere maggiore, riescono a passare la crisi quasi indenni, e altri che vengono decisamente penalizzati in termini di costi pagati o mancate forniture.

I maggiori costi, si ripercuotono poi sull’intera catena distributiva, perché ogni attore della stessa cerca di ribaltare quanto più possibile l’aumento subito sull’attore successivo, fino ad arrivare al consumatore.

Ecco così arrivare i segnali o il concretizzarsi di un fenomeno inflattivo.

Vediamo quindi come questo terremoto sulla catena produttiva distributiva, possa essere stato ingigantito dal comportamento dei vari attori coinvolti, che in fondo sono persone, con tutte le complessità e i risvolti psicologici che si portano e ci portiamo con noi.

Lo stesso identico meccanismo sta avvenendo nel mercato dei componenti elettronici, dove quanto detto per la pasta avviene allo stesso modo.

crisi chip-pasta

 

Il presente e il futuro del mercato dei componenti 

Nel mercato della componentistica ci sono consumatori (privati o aziende), distributori e produttori.

I consumatori business possono avere poteri contrattuali diversi e il meccanismo che si viene ad innescare è il medesimo che abbiamo visto per la pasta.

Inoltre, oltre alle cause dovute ai comportamenti degli attori e dei relativi aspetti psicologici, intervengono anche problematiche produttive all’origine, legate all’eccessivo peso della Cina, e alla spropositata dipendenza che abbiamo costruito noi stessi, negli anni scorsi.

Ogni crisi però porta possibili benefici nel lungo termine, partendo dalla presa di coscienza del problema stesso.

I comportamenti accaparratori si allenteranno e nuovi stabilimenti produttivi inizieranno a nascere in nuove aree geografiche, come l’Europa e l’Italia, per dare vita ad un futuro della catena produttiva più equilibrato e distribuito.

credits: liberamente tratto da "La crisi dei chip spiegata con la pastasciutta" pubblicato su DDay.it 

 

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